giovedì 3 ottobre 2019

Spiritualità & Letteratura, "Maria Fuxa: l’oblio e la Poesia" n. 99 - 100


1 commento:

  1. Alla mia amica Maria Fuxa.

    Io arrivai allo psichiatrico di Palermo nell'84 proveniente dalla biblioteca del comune di Alia in cui lavoravo.
    La signora Maddalena Bacile, funzionario dell'economato dello psichiatrico con cui cominciai a lavorare sapendo che proveniva da Alia mi disse che allora sarei dovuto andare a fare visita ad una degente mia paesana che aveva passato tutta la sua vita al Pisani.
    Chiesi chiarimenti e mi spiego che una poetessa di nome Maria Ermegilda Fuxa era entrata giovinetta allo psichiatrico e qui stava passando la sua intera vita.
    Sinceramente fui incuriosito e mi ripromisi di andarla a trovare.
    Fu così che nonostante la mia paura dei matti mi avventurai per i viali del manicomio e mi ritrovai in un corridoio interno, lunghissimo alla fine del quale trovai una porta socchiusa.
    Bussai ed una voce flebile,delicata,gentile disse :"avanti".
    Con timore e delicatezza aprii la porta,la stanzetta era piccolissima ,illuminata da una lampada nel soffitto. Entrando a destra una vetrinetta piena di coppe,premi ,qualche libro.
    Di fronte un armadietto di legno anche esse con premi, a sinistra un piccolo tavolinetto con una macchina da scrivere e fogli di carta velina alla sua destra. Tra la vetrinetta e l'armadietto le pareti erano pieni di attestati di premi e concorsi di poesie.
    Entrai, lei era sempre un po ansiosa(come sempre), alta, distinta,elegante,con un'aria molto riservata.
    Mi guardò, continuando a fissare i miei occhi.
    Mi presentai dicendole che mi chiamavo Mariano e vidi che sobbalzò leggermente stringendo i suoi occhi per guardarmi un po meglio.
    Le dissi che avevo 26 anni e che ero nato ad Alia.
    Lei si illuminò, e mi disse che lei era Maria, aveva 71 anni ed era nata anche lei ad Alia.
    Mi fece accomodare nella sedia e volle sapere di Alia.
    Rimanemmo a parlare e presi l'abitudine di andarla a trovare ogni giorno a farle compagnia per mezzoretta.
    Mi parlava della sua sofferenza nel sentire di notte nel dormitorio lo strazio dei lamenti delle ricoverate, e delle sconcezze che facevano e gridavano. Diceva che lei cercava di estraniarsi e usciva dal suo corpo librandosi in alto e viaggiando visitando posti nuovi e bellissimi in attesa che facesse nuovamente giorno.
    Parlava di posti che descriveva con minuzia.
    Così cominciò lentamente ad aprirsi, mi raccontò di quel suo dolce e bello amore rubatole dalla sorella, del suo impazzire per quel duplice tradimento .
    E mi diceva che in fondo entrambi avevamo qualcosa in comune.
    Io annuivo senza capire, cercando di non forzarla mai.
    Poi un giorno mi disse : " tu sei di Alia ed io pure, tu ci sei nato per caso ed io pure, tuo padre si trovava lì solo per lavoro e momentaneamente ed il mio pure, tu ti chiami Mariano ed io adoro un uomo di nome Mario, tu hai gli occhi azzurrissimi e lui pure, tu sei finito al manicomio per lavoro e ci resterai a lungo, io vi sono finita per altri motivi e probabilmente ci morirò ".
    Poi aprì la vetrinetta, prese uno dei suoi libri, scrisse una dedica e me lo regalò.


    Era bello parlare con lei, anche se a volte per qualche settimana non veniva per via della sua malattia.
    Era un bel rapporto.
    Così mi regalò un secondo libro in cui appose nuovamente una sua dedica


    Poi il mio lavoro non mi lasciava più molto tempo libero e così cominciammo a vedere meno, anche perché lei stava spesso male.
    Una delle ultime volte che ci vedemmo mi regalò il suo terzo libro ma era troppo confusa e mi promise che mi avrebbe scritto una dedica quando fosse stata meglio.
    Ma purtroppo lei continuava a stare male.
    Poi fu dimessa e portata in una casa famiglia di cui non seppi la località.
    Il suo ricordo non è mai sbiadito nella mia memoria.
    Sono felice che le abbiano dedicato una biblioteca (fra l'altro aperta da me nel lontano 1982 se non ricordo male) del Comune di Alia.
    By Mariano Esposto.

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